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Adattamenti estremi nelle bocche delle tartarughe marine: due storie dal Cretaceo del Marocco (Terza Parte).

Bentornati alla terza e ultima puntata di questa serie dedicata agli adattamenti estermi nelle bocche delle tartarughe marine.

Prima di iniziare a leggere, vi ricordo che questa serie sulle tartarughe è fatta in collaborazione con Davide Gioia. Potete conoscere l'autore, nonchè la prima parte della storia, in questo post.

Nella prima puntata abbiamo introdotto i protagonisti della nostra storia, Ocepechelon e Alienochelys, due tartarughe marine di grandi dimensioni, coeve, vissute nello stesso luogo e strettamente imparentate, ma che presentano morfologie della bocca radicalmente opposte.
Nella seconda puntata, abbiamo visto in dettaglio Ocepechelon e la sua bocca adatta per l'alimentazione a suzione.

In quest'ultima puntata invece ci concentriamo sull'altra protagonista della nostra storia, Alienochelys.

Proprio come nel caso di Ocepechelon, a contraddistinguere Alienochelys dalle altre tartarughe "normali" è l'apparato boccale. La conformazione dell'apparato boccale di Alienochelys è talmente unica tra le tartarughe marine (Chelonioidea)da indurre i suoi scopritore a chiamare questa tartaruga il "chelone alieno" (alieno inteso come strano, nel senso latino del termine). Alienochelis presenta infatti un muso corto e squadrato, con larghe placche mascellari semicircolari dotate di robuste superfici trituranti. Secondo de Lapparent de Broin (2014), che ne descrisse per prima i resti, questa morfologia era adatta a frantumare il guscio degli invertebrati di cui questo animale si nutriva.

Come pubblicare un articolo scientifico: Parte 1 (Scrivere)

Come si pubblica un articolo scientifico?

Ho fatto una ricerca, analizzato dati, scoperto un nuovo fossile, etc... e adesso? 

Con questa serie di post vorrei cercare di creare una breve guida sulla pubblicazione di un articolo scientifico, la sua struttura di base, la scienza del giornale, il processo di peer review, e anche alcuni miti e leggende e tutto ciò che circonda il mondo dell'editoria scientifica.

Vedo spesso che gli articoli scientifici vengono tratti quasi come un qualcosa di mistico, come un messaggio scritto da Dei olimpici inarrivabili, incorruttibili e soprattutto portatori di verità. Ciò avviene sopratutto se questi articoli sono pubblicati su riviste "importanti" (vi spiegherò piu avanti perchè ho messo il virgolettato) e dopo il vaglio del peer review, quel meccanismo per cui ogni articolo viene pubblicato solo se supera la rivesione di altri membri della comunità scientifica. Tuttavia, come vedremo, non è tutto oro ciò che luccica e nonostante la bontà del sistema, pubblicare un articolo tutt'altro che veritiero, o gonfiarlo per farlo sembrare più importante di quello che è, non è cosi impossibile e anzi, controintuitivamente, ciò è aiutato dal meccanismo di peer review.

Tutto questo però lo vedremo nei prossimi posts.
Partiamo però dalle basi.
Il primo step, fondamentale e per certi versi anche di maggior stimolo, è quello della scrittura.

Adattamenti estremi nelle bocche delle tartarughe marine: due storie dal Cretaceo del Marocco (Seconda Parte).

Prima di iniziare a leggere, vi ricordo che questa serie sulle tartarughe è fatta in collaborazione con Davide Gioia. Potete conoscere l'autore, nonchè la prima parte della storia, in questo post.

Bentornati alla seconda puntata di questa serie dedicata agli adattamenti estermi nelle bocche delle tartarughe marine. Nella scorsa puntata abbiamo preso in esame due tartarughe marine di grandi dimensioni, Ocepechelon e Alienochelys. Questi due taxa, pur essendo coevi, vissuti nello stesso luogo e strettamente imparentati, esibiscono morfologie della bocca radicalmente opposte.

In questa puntata vedremo più in dettaglio la prima delle due ad essere stata scoperta, Ocepechelon bouyai.

Ricostruzione di Ocepechelon: si suppone che l'animale possa essere stato dotato di un corpo largo e piatto, ricoperto da un carapace piuttosto sottile, e di quattro arti simili a pagaie, come quelle delle attuali tartarughe marine. Il colore è bastato sulla moderna tartaruga liuto, mentre i tessuti orali sono basati sui suoi analoghi moderni (pesci ago, cavallucci marini e balene dal becco). Immagine di Liam Elward.

Adattamenti estremi nelle bocche delle tartarughe marine: due storie dal Cretaceo del Marocco (Prima Parte).


Come sa chi segue Paleostories fin dall'inizio, ho iniziato a scrivere post di divulgazione scientifica da quando ero abbastanza giovane, intorno ai vent'anni. All'inizio è sempre difficile. E' vero, si ha passione, volontà e anche eventualmente conoscenze di buona qualità. Tuttavia, si può venir accusati (nel senso pacifico del termine) di avere poca esperienza, idee solamente di base di come funziona la divulgazione scientifica e uno stile un po' poco pratico. 

Tutto questo è vero. Tuttavia, ritengo sia importante iniziare da giovani e dare l'opportunità ai giovani di fare pratica, sbagliare, imparare e migliorarsi.

Per questo motivo, sono molto contento di pubblicare il primo post collaborativo di PaleoStories. E' scritto insieme ad un giovane studente di nome Davide Gioia. Giovanissimo, Davide ha una grande passione per la paleontologia, inizierà presto il suo percorso universitario nella speranza di fare della sua passione un lavoro, e soprattutto legge e studia molto, dote sicuramente importante.

Ho chiesto a Davide di preparare qualcosa che incarnasse lo stile di PaleoStories, quindi qualcosa su organismi che di solito non sono già sotto i riflettori. Cosi, il buon Davide ha deciso che vi parleremo di tartarughe fossili in tre puntate.  L'argomento è sicuramente molto interessante e poco pop, come piace a me. 

Siccome è argomento di cui conosco abbastanza poco, io ho dato una mano sopratutto nella produzione delle figure e nella verifica di alcuni concetti, ma il contenuto è principalmente suo. Lascio quindi la parola al nostro Davide. Buona lettura.

Oggi le tartarughe marine costituiscono un'unica radiazione evolutiva di tartarughe distintasi da tutte le altre almeno 110 milioni di anni fa. Esse vengono raggruppate nel clade monofiletico chiamato  Chelonioidea. Il loro body plan (così come quello delle tartarughe in generale) è spesso ritenuto conservativo, ripetendosi con una certa costanza tra le varie specie, come se fosse “limitato" dalla presenza del guscio. In parte questo è vero, visto che le tartarughe non hanno bisogno di notevoli specializzazioni anatomiche per passare da una nicchia ecologica all'altra. Tuttavia, ciò non significa che non siano esistite tartarughe con caratteristiche anatomiche estreme.

In questa serie di articoli vedremo due tartarughe preistoriche che per certi aspetti possono essere considerate “gemelle", accomunate ma allo stesso tempo distinte dai loro notevoli caratteri anatomici unici. I loro nomi sono Ocepechelon e Alienochelys.

Queste tartarughe sono un po' come lo Ying e lo Yang: sono entrambe note unicamente per resti cranici, sono state ritrovate negli stessi depositi fosfatici maastrichtiani (Cretaceo superiore) in Marocco, e sono state descritte dagli stessi autori.  

Stem Group vs Crown Group: una questione non di poco conto (2.0)

Viste le visite che post molto vecchi continuano ad avere, ho deciso che è giusto siano aggiornati e fruibili anche per chi è nuovo al blog. Per questo, da ora in avanti alternerò post nuovi con repost di post vecchi (con nuovi aggiornamenti e immagini). Questo è il post più seguito dell'ultimo mese, nonchè argomento di cui mi è capitato spesso di parlare di recente. Quindi, eccovi qui la versione 2.0

Uno dei più grandi problemi della scienza, sia essa a livello accademico che divulgativo, è l'utilizzo di un linguaggio chiaro e comprensibile a tutti, che consenta di definire con una certa precisione l'argomento della discussione, senza che possano trovarsi equivoci.

Se questo problema è meno preponderante nel mondo accademico, dove esistono comunque definizioni, regole di nomenclatura, etc.. (anche se ciò non rende impossibile che vi siano incomprensioni a volte anche grottesche), nella divulgazione scientifica l'utilizzo di un linguaggio preciso è indispensabile per far capire di cosa si sta parlando. Serve a non creare falsi miti e idee sbagliate, che per sfortuna tendono sempre a diffondersi in maniera più rapida che non il vero.

Uno dei concetti che voglio ben fissare nelle nostre menti oggi è quello relativo alla differenza tra Stem Group (gruppo stelo, in italiano) e Crown Group (gruppo corona). Potrebbe sembrare una questione di poco conto, ma alla fine vedrete che ha invece un certo suo peso. Senza avere ben chiara questa differenza, spesso è difficile parlare dei rapporti filogenetici tra i vari gruppi di organismi, fossili e non.