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C'era una volta in Italia: nel Cambriano, ancora in Sardegna

Questo post è indissolubilmente associato a questo e, sebbene possa essere letto anche da solo, è vivamente consigliato di prendere visione anche del suo post fratello.

La Sardegna oggi è senza dubbio uno delle più famose mete turistiche estive d'Italia, per il suo bel mare, le sue spiaggie ampie e in generale per il paesaggio brullo, naturalistico e molto avventuriero. Ma, come in molti altri casi, spesso il paesaggio di fronte a cui ci meravigliamo nasconde (in questo caso sotto i nostri piedi) altre e forse ancor più meravigliose storie, difficili da vedere quanto belle da scoprire. A livello geologico, la Sardegna forse è uno dei casi più emblematici: voi, o turisti che affollate le coste sarde tutti presi dalla voglia vacanziera di sole e mare, lo sapete che state camminando sullo scrigno che contiene le rocce più antiche d'Italia?

Ebbene si,
come abbiamo visto già lo scorso post, la nostra isolona presenta tracce di antichissimi fondali marini depositati parecchi milioni di anni fa, già a partire dalla fine del Precambriano. 
Chi ama il mare non resterebbe deluso all'arrivo di un ipotetico viaggio nel tempo  nel Cambriano sardo: durante questo periodo, la Sardegna era completamente ricoperta dall'acqua, facendo parte di una porzione del margine settentrionale di Gondwana, in zona dal clima abbastanza caldo, con un fondale sabbioso argilloso.

Il Cambriano sardo è piuttosto ben conosciuto e studiato da anni, grazie anche all'estrema potenza di alcuni dei suoi affioramenti, come quelli che si trovano nella zona del Sulcis, nell'Iglesiente e in generale nella zona centro - meridionale dell'isola (Barca &Spano, 2008).
La base del Cambriano è documentata da depositi silicoclastici, con arenarie, argille e livelli calcarei depositati in ambiente marino, probabilmente proveniente dall'erosione subarea di Gondwana, che riversava lungo i margini abbondanti quantità di sedimenti.

Un affioramento importante, che abbiamo già visto nel post predente, riguarda la formazione di Bithia, nel Sulcis meridionale, dove il Cambriano asi estende, in continuità con i depositi precambriani, per centinaia di metri. 

In generale, il Cambriano sardo rispecchia una sedimentazione molto intensa, che ha depositato estese successioni di tipo calcareo e carbonatico.
Guardando a livello generale, si può notare una fase di mare abbastanza profondo all'inizio del periodo, una successiva fase di regressione marina, con abbassamento del livello del mare e la formazioni di fanghi carbonatici (mud mounds), e ancora una fase seguente di trasgressione marina, con nuovo innalzamento del livello del mare e ripresa della deposizione di arenarie e argille. Verso la fine del Cambriano superiore, al limite con l'Ordoviciano, comincerà a sentirsi anche in Sardegna l'effetto di quei movimenti di innalzamento crostale dovuti all'orogenesi caledoniana, che porteranno questa parte di Sardegna ad emergere.
Dunque, a livello paleoambientale, il cambriano sardo appartiene al dominio marino, con una tendenza generale a zone abbastanza profonde e relativamente calde.

Particolare di arenaria della Fm. Nabida (Sulcis), risalente al Cambriano inferiore
Ma, l'aspetto che ci interessa di più (ma solo perchè non sono un geologo, anche se la geologia è la base di tutto), è che in alcune di queste formazioni cambriane sarde sono stati ritrovati i fossili dei più antichi abitanti della nostra Italia.
Il Cambriano è forse il periodo più famoso del Paleozoico, poichè ad esso è associata la celebre "esplosione cambriana", la comparsa degli organismi complessi, con l"l'invenzione" dei rivestimenti duri mineralizzati e la fioritura di forme delle più svariate, dai corazzati trilobiti, ai grandi anomalocaridi, passando per i primi vertebrati.

I morfotipi di trilobiti che si ritrovano anche in Sardegna
Uno dei gruppi più importanti del Cambriano, talmente importante da essere uno dei suoi fossili guida, è quello dei trilobiti.
E sono proprio i trilobi a rappresentare alcuni dei primi italici: nei depositi arenatici e argillosi di varie formazioni cambriane sarde si trovano molti generi di questi animali, che rappresentavano la componente mobile bentonica più importante. 
In Sardegna si trovano esponenti di diversi gruppi (Sepkoski 2002, Jell and Adrian, 2003, Dean 2006), tra cui i redlichiidi (Sardoredlichia, Sardaspis, Metadoxides, Bornemannaspis, Enantiaspis, Dolerolenus, etc..), tipici delle prime fasi del Cambriano e piuttosto primitivi; i piccoli agnostidi (Hebediscina, Calodiscus, Peronopsis, etc.), i massicci corynexochidi (Corynexochus, Longduia, Pagodia, etc.), e alcuni membri dell'eterogeneo gruppo degli ptychopariidi (Protolenus, Pardailhania, Ctenocephalus, Bailiella, etc.). I trilobiti sardi appartengono a quei gruppi tipici delle prime fasi del Cambriano, e il buon numero di taxa ritrovati indica che queste zone erano abbastanza favorevoli alla vite e con alta biodiversità.

Oltre ai trilobiti, un altro gruppo molto importante per il Cambriano sono gli archaeocyathidi
A parte essere fossili guida del Cambriano inferiore (si estingono alla fine del Cambriano), essi sono importanti perchè associati ai primi veri fenomeni della formazione di estese biocostruzioni (reef). Senza entrare nel dettaglio, gli archaeocyatidi erano animali (forse affini alle spugne) che possedevano uno scheletro esterno conico formato di calcite (come le spugne) e che vivevano spesso (ma non solo) in ampie colonie, andando a formare berriere biocostruite anche molto estese. Anche in Sardegna sono stati trovati fossili di archaeocyatidi (ad esempio le specie Rasetticyathus iglesiensis, Inessociatus spatiosus, etc..), segno che queste zone un tempo erano caratterizzate da acque calde e da barriere biocostruite. Oltre a questi, sono stati rinvenuti anche fossili di alghe, graptoliti, spugne, meduse e tracce di organismi fossori vermiformi (Barca e Spano, 2008). 

Immergersi nelle acque sarde durante il Cambriano, dunque, doveva essere altrettanto spettacolare e interessante. Magari pensateci la prossima volta che fate il bagno.
E se vi va, dite con orgoglio che state camminando e nuotando in quello che, circa 530 milioni di anni fa, era la casa dei più antichi italiani attualmente noti.


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Bibliografia:

- S. Barca & C. Spano 2008
Il Cambriano in Sardegna, in: "Rocce e Fossili raccontano la Sardegna", pag. 38-40 CEUC, Cagliari

- W. T. Dean. 2006
Cambrian stratigraphy and trilobites of the Samur Dag area, south of Hakkari, southeastern Turkey. Turkish Journal of Earth Sciences 15:225-257

- P. A. Jell and J. M. Adrain. 2003
Available generic names for trilobites. Memoirs of the Queensland Museum 48(2):331-553

- J. J. Sepkoski. 2002
A compendium of fossil marine animal genera. Bulletins of American Paleontology 363:1-560

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