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Chi siamo, da dove veniamo (Parte 3): dove si sono originati i tetrapodi?

Niedzwiedzki et al. (2010) descrivono delle orme di tetrapode provenienti dalla cava di Zachelmie, in Polonia, e risalenti al Devoniano medio, circa 20 milioni di anni più vecchie dei primi resti di tetrapodi.
Della scoperta e di cosa questa comporta  nel rivoluzionare quello che si pensava sul periodo di origine dei tetrapodi ho già parlato nel precedente post.
Le nuove frontiere aperte da questa scoperta, però, non si fermano a questo.

Le impronte di Zachelmie si trovano su strati appartenenti alla formazione di Wojciechowice: dati sedimentologici indicano come questa formazione si sia deposta in ambiente marino, tidale o lagunare, di acqua estremamente bassa e con poco apporto terrigeno (dunque acqua abbastanza ferma).
Gli strati in cui sono state trovate le impronte mostrano l'esistenza di episodici momenti in cui il substrato è stato esposto all'aria, come indicano la presenza di laminazioni con segni di spaccatura da disseccamento e impronte di pioggia.

Se vi ricordate, fin'ora abbiamo sempre visto come l'ambiente di vita dei primi tetrapodi è sempre stato associato ad ambienti con folta vegetazione, mangrovieti, lagune con piante galleggianti, e che appunto si ritiene che le dita si siano sviluppate per farsi spazio in questi ambienti irregolari e tortuosi.
Che le più antiche orme di tetrapodi, più antiche dei resti di Ichtyostega, Acanthostega, Tiktaalik, etc., provengano da un ambiente marino, è dunque un dettaglio da non sottovalutare.


Secondo Niedzwiedzki et al. (2010), questo suggerisce che l'origine dei tetrapodi sia legata ad ambienti di acqua salata, bassa, intertidale o lagunare, piuttosto che a zone di acqua dolce ricche di vegetazione.
Essi ipotizzano che la terrestrializzazione dei tetrapodi sia legata al fatto che in questi ambienti al margine tra acqua e terraferma fosse possibile trovare cibo con facilità, come ad esempio gli animali arenati sulla spiaggia a causa delle maree (es. molluschi o crostacei), e quindi poter usufruire di una risorsa nuova e con pochi competitori.

Tuttavia, la ancora incerta posizione filogenetica delle orme di Zachelmie non consente di preferire o scartare l'una o l'altra ipotesi (ossia, che i tetrapodi si sia originati in ambiente d'acqua dolce o nelle zone intertidali salate) e dunque dobbiamo rimanere cauti.
E' importante però sottolineare come questa scoperta ha aperto un'altra prospettiva riguardante questo passaggio cruciale dell'evolzuzione dei vertebrati.
Alcuni autori (Friedmann and Brazeau, 2011), fanno notare come attualmente i resti dei primi tetrapodi e dei tetrapodomorphi provengono da diversi tipi di facies, sia marine che di acqua dolce, e che il poco grado di sicurezza riguardo le relazioni che intercorrono tra di essi rende difficile assegnare l'origine delle dita ad un particolare contesto. Inoltre, essi evidenziano come sia possibile che l'evoluzione delle dita sia composta da passaggi avvenuti in ambienti diversi (su questo ritorneremo in un prossimo post). Insomma, non possiamo ancora dire con certezza dove si sono originate le dita.

Dunque, oltre a farci stropicciare gli occhi per la loro incredibile datazione, le orme di Zachelmie hanno mostrato come il tema dell'origine dei tetrapodi sia assolutamente complesso e che nei prossimi anni dobbiamo aspettarci nuovi scoperte che, se saremo fortunati, potranno in alcuni casi mostrare dati anche contrastanti con le precedenti ipotesi. Ma questo è il bello della scienza.

E, ovviamente, le implicazioni di questa scoperta, non si fermano qui...
al prossimo post dunque

su Paleostories

1 commento:

Robo ha detto...

Ok Marco. Immagino che alla fine ci farai un quadro riassuntivo delle nuove ipotesi filogenetiche "stimolate" dai ritrovamenti. Ciao.